un peccato perché c’era lo spazio per ragionare meglio sulle ipotesi, le questioni politiche interne alle teorie (del passato e anche del presente e, in generale, si poteva porre la questione in modo diverso, ovvero facendo emergere i dubbi e i buchi che inevitabilmente ci sono, parlando di reperti antichissimi. Da questo punto di vista, secondo me Graeber e Wengrow fanno scuola perché mostrano i se, i ma e i forse in modo molto chiaro, che risulta essere rispettoso di tutti gli studi e anche molto umile e riconoscente nei confronti di un passato che, in fondo, è impossibile conoscere davvero
Finalmente ho ascoltato il podcast e, se dal punto di vista della linguistica non mi pare particolarmente problematico (a parte le semplificazioni giornalistiche e la struttura a scatole cinesi con un'ultima puntata che avrebbe potuto essere una puntata unica), dal punto di vista archeologico è abbastanza disastroso a partire dalla divisione fatta con l'accetta fra agricoltori e cacciatori-raccoglitori, fino ad arrivare alla continua insistenza sul concetto di cultura archeologica che chiamarlo datato è un complimento. Anche io ho percepito questa volontà giornalistica stile Post di snocciolare dati per sostenere verità assolute, un tentativo decisamente fallito con questo podcast.
Sulla questione "ma una lingua è un popolo?": in realtà, verso la fine dell'ultima puntata, viene proprio messa in discussione l'idea di una corrispondenza tra lingua, cultura e corredo genetico
in realtà la puntata sul DNA è quella più problematica di tutte. Il linguista parla giustamente di lingue indoeuropee/indoeuropeo in senso strettamente linguistico, non di popolo. Il giornalista invece crea una narrazione poco cristallina, soprattutto quando parla della questione del DNA antico - che è ancora in fase di assestamento a livello scientifico. Per di più, per parlare di DNA antico invitano un genetista, che spiega come si sequenzia il DNA mitocondriale ma non spiega in che modo questo dovrebbe essere una fonte storica. E il punto è che, a livello generale, abbiamo gli strumenti per interpretare i vasi o le tracce epigrafiche, ma non per interpretare il DNA. E questo il giornalista non lo chiarisce affatto. La parte a cui tu fai riferimento, se non sbaglio, è quella in cui a parlare è il linguista che, tuttavia non conclude la puntata... il cui argomento è il DNA e non chiarire che DNA, cultura materiale e lingua sono 3 cose diverse spesso non comunicanti fra loro.
Mi riferisco proprio all'ultima puntata, in cui il giornalista dice che nei siti di alcune civiltà europee della prima età del bronzo si possono vedere le tracce di un'integrazione tra culture e "ceppi di DNA" originariamente distinti, e fa anche alcuni esempi di commistione tra il protoindoeuropeo e altre lingue che si possono rintracciare nelle moderne lingue europee. La mia impressione è che gli autori abbiano voluto ripercorrere la storia degli studi di indoeuropeistica adottando di volta in volta il punto di vista delle diverse teorie, e che per questo questi contenuti siano presenti solo nell'ultima puntata. In ogni caso io non ho idea di quali siano le questioni ancora aperte e di come gli autori avrebbero potuto problematizzarle meglio, quindi se vorrete darmi il vostro parere anche sui contenuti dell'ultima puntata mi interessa molto :)
Ottimo! Immaginavamo che non cascassero in questa semplificazione; ma forse arrivarci alla fine dell'ultima puntata non aiuta a scalfire questa narrazione!
La solita linea editoriale de “la scienza è un processo in divenire, un puzzle di tanti pezzetti, però la verità è questa, stacce”
un peccato perché c’era lo spazio per ragionare meglio sulle ipotesi, le questioni politiche interne alle teorie (del passato e anche del presente e, in generale, si poteva porre la questione in modo diverso, ovvero facendo emergere i dubbi e i buchi che inevitabilmente ci sono, parlando di reperti antichissimi. Da questo punto di vista, secondo me Graeber e Wengrow fanno scuola perché mostrano i se, i ma e i forse in modo molto chiaro, che risulta essere rispettoso di tutti gli studi e anche molto umile e riconoscente nei confronti di un passato che, in fondo, è impossibile conoscere davvero
Finalmente ho ascoltato il podcast e, se dal punto di vista della linguistica non mi pare particolarmente problematico (a parte le semplificazioni giornalistiche e la struttura a scatole cinesi con un'ultima puntata che avrebbe potuto essere una puntata unica), dal punto di vista archeologico è abbastanza disastroso a partire dalla divisione fatta con l'accetta fra agricoltori e cacciatori-raccoglitori, fino ad arrivare alla continua insistenza sul concetto di cultura archeologica che chiamarlo datato è un complimento. Anche io ho percepito questa volontà giornalistica stile Post di snocciolare dati per sostenere verità assolute, un tentativo decisamente fallito con questo podcast.
Sulla questione "ma una lingua è un popolo?": in realtà, verso la fine dell'ultima puntata, viene proprio messa in discussione l'idea di una corrispondenza tra lingua, cultura e corredo genetico
in realtà la puntata sul DNA è quella più problematica di tutte. Il linguista parla giustamente di lingue indoeuropee/indoeuropeo in senso strettamente linguistico, non di popolo. Il giornalista invece crea una narrazione poco cristallina, soprattutto quando parla della questione del DNA antico - che è ancora in fase di assestamento a livello scientifico. Per di più, per parlare di DNA antico invitano un genetista, che spiega come si sequenzia il DNA mitocondriale ma non spiega in che modo questo dovrebbe essere una fonte storica. E il punto è che, a livello generale, abbiamo gli strumenti per interpretare i vasi o le tracce epigrafiche, ma non per interpretare il DNA. E questo il giornalista non lo chiarisce affatto. La parte a cui tu fai riferimento, se non sbaglio, è quella in cui a parlare è il linguista che, tuttavia non conclude la puntata... il cui argomento è il DNA e non chiarire che DNA, cultura materiale e lingua sono 3 cose diverse spesso non comunicanti fra loro.
Mi riferisco proprio all'ultima puntata, in cui il giornalista dice che nei siti di alcune civiltà europee della prima età del bronzo si possono vedere le tracce di un'integrazione tra culture e "ceppi di DNA" originariamente distinti, e fa anche alcuni esempi di commistione tra il protoindoeuropeo e altre lingue che si possono rintracciare nelle moderne lingue europee. La mia impressione è che gli autori abbiano voluto ripercorrere la storia degli studi di indoeuropeistica adottando di volta in volta il punto di vista delle diverse teorie, e che per questo questi contenuti siano presenti solo nell'ultima puntata. In ogni caso io non ho idea di quali siano le questioni ancora aperte e di come gli autori avrebbero potuto problematizzarle meglio, quindi se vorrete darmi il vostro parere anche sui contenuti dell'ultima puntata mi interessa molto :)
Ottimo! Immaginavamo che non cascassero in questa semplificazione; ma forse arrivarci alla fine dell'ultima puntata non aiuta a scalfire questa narrazione!
Sto aspettando con ansia la puntata su Masterchef❤️🔥
anche noi!
Davvero utile, grazie 🤗
grazie a te!