Lo ammettiamo: quest’anno l’hype per una delle nostre grandi passioni, cioè Sanremo, non è alle stelle. Sarà la fine della lunga onda amadeusiana e della sua carica di trash (non che la gestione Carlo Conti si preannunci diversa in tal senso), saranno le cinquecentomila canzoni in gara, sarà che si sa cosa si lascia ma non cosa si trova… insomma, per il momento sospendiamo il giudizio, ma diversamente da altri anni non abbiamo gli occhi fissi sul calendario in attesa di martedì. Piuttosto, gli occhi sono puntati su lunedì 10 febbraio, giorno del genetliaco di Carol(oide).
Per fortuna ci pensa lo straordinario mondo dell’internet a rinfocolare la passione per la kermesse canora più conformista d’Italia, specchio dei vizi e dei difetti del nostro paese, con una serie di inutili e infinite polemiche. Potremmo parlare di Lucio Corsi che plagia Valerio Lundini, duettando con Topo Gigio; potremmo commentare la scelta di Fedez di riesumare “Bella stronza”, una delle canzoni più sessiste della storia della musica leggera; potremmo invece biasimare la scelta di modificarne il testo per accontentare mamma Rai (in fondo sono due facce della stessa medaglia, sessismo e moralismo censorio); o ancora potremmo prendercela con Carlo Conti e le sue dichiarazioni circa le scelte artistiche dietro questo festival, che premiano esplicitamente testi e temi non politici.
E invece no, in questo numero parliamo di qualcosa di peggio. Parliamo della combo più micidiale che esista: no, non ci riferiamo a Mahmood e Geppi Cucciari, co-conduttori della penultima serata della kermesse; bensì a Sanremo + Accademia della Crusca. Lo sapete, siamo soliti prendercela con il mondo della cultura alta perché ignora fenomeni pop come Sanremo. Ci fa arrabbiare questa divisione classista e la troviamo un grosso abbaglio. Ma a ben vedere c’è di peggio. Ed è quando sì, gli intellettuali si abbassano a parlare di cultura pop, ma nel farlo erompono nel peggior snobismo che possa esistere. Ed è quello che succede da un po’ di anni a questa parte con le “pagelle linguistiche” che l’Accademia dedica ai testi di Sanremo.
Già il nome della rubrica ci fa drizzare tutti i peli del corpo. Nel provare a fare un’operazione simpatia per mostrare come la linguistica sia tutta intorno a noi, la Crusca usa la metafora della pagella, che per definizione è: giudicante (io ti do un voto), rigida (trasferire la complessità di un’analisi in un numero da 1 a 10), verticale (esistono cose “più linguisticamente degne” di altre), autoritaria (io ho il potere istituzionale di stabilire queste cose). Michel, perdonali, perché non sanno quello che fanno.
Insomma quanto di più noioso, sterile e classista (dove quest’ultima parola vuol dire etimologicamente la necessità di dividere in classi l’esistente) possa esserci. La Crusca sale in cattedra e dà voti sui testi della kermesse: poco importa che poi, da statuto, si ribadisca più volte che la Crusca non è normativa ma descrittiva e blablabla. E certo, lo sappiamo, è un gioco, cosa ribadita più volte sotto i rispettivi post online. Ma a noi vengono in mente giochi molto più divertenti e che non rinforzano l’idea secondo cui esistano linguaggi di serie A e di serie B…
Che poi dovete anche spiegarci in che senso si decide cosa è “linguisticamente” di valore e cosa no. Ma non divaghiamo: diverse testate hanno fatto rimbalzare la notizia di una generale “stroncatura” di Sanremo da parte del redattore delle suddette pagelle, il professore di Linguistica italiana Lorenzo Coveri. E via di “una volta si stava meglio”, “l’analfabetismo ci ucciderà tutti”, “signora mia dove andremo a finire”, “ridateci i cantautori”... Obiettivo cruscante raggiunto? Evidentemente sì. Salvo poi andare davvero a guardare i voti dati: mentre scriviamo abbiamo un 4, cinque 5 (fra cui uno a Massimo Ranieri, noi siamo INDIGNATY), quattro 6, quattro 7, un 8, due 9… Alle superiori nelle nostre classi la situazione era decisamente più drammatica. Ma il punto non è il risultato, bensì, come abbiamo detto, il metodo e in generale l’operazione.
Rimaniamo in attesa di una bella collab Crusca - Il Post di cui già intravediamo una possibile eventualità. D’altronde, si sa, i voti sono oggettivi, a maggior ragione se a darli sono professori cattedratici che dai loro scranni emanano il sapere allo stolto volgo. E Sanremo, seppur fenomeno di costume plebeo, rimane un ottimo gancio per spiegare bene al popolino nozioni che altrimenti rimarrebbero appannaggio delle élite intellettuali che educano al Bello, al Giusto, al Vero… quanta generosità! In fondo, po’ di clickbait non ha mai fatto male a nessuno, soprattutto se finalizzato alla somministrazione della lezione di turno.
Non vediamo davvero l’ora che il carrozzone sanremese inizi: fra i veti del regime e gli articoli che insegnano il Giusto e lo Sbagliato non vediamo davvero cosa potrebbe andare storto. E voi? Quali gossip sanremesi vi hanno intrigato di più? Cosa vi aspettate da questa edizione? Fatecelo sapere nei commenti!
Sinceramente (cit.) mi aspetto un discorso sulla cancel culture da parte di Massimo Ranieri e un'entrata "a sorpresa" di Ama con mazzo di fiori per Carlo Conti.
Voglio l’orchestra che butta gli spartiti in aria