#116 - Mannaia l'ingegnieri
Ogni anno, solo in Italia, ne vengono sfornati più di 50.000. Guadagnano gli stipendi più alti a parità di anni di istruzione. Occupano gli scranni più importanti nei consigli d’amministrazione delle aziende. No, non sono gli Uruk-hai di Saruman, né una pericolosa setta massonica cospirazionista, né una razza di alieni rettiloidi che vuole infiltrarsi nei governi del pianeta Terra per conquistarlo dal suo interno. Anche se…
Sono gli ingegneri. E no, non ci stiamo dimenticando di usare la nostra “y” inclusiva: gli ingegneri sono tendenzialmente maschi, almeno archetipicamente. Lo sono anche statisticamente, ma questo è tutto un altro problema che non affronteremo in questa sede. Gli ingegneri, dunque. Tutti noi in qualche modo ci abbiamo avuto a che fare. Enrico è figlio di un ingegnere che “ce l’ha fatta”, scalando con successo l’ascensore sociale e passando da membro del sottoproletariato napoletano a dirigente di una grande multinazionale. Carol non ne ha conosciuti moltissimi, ma i pochi con cui ha avuto a che fare avevano la testa talmente quadrata che le veniva voglia di prenderla a mazzate per vedere se cambiasse forma. Non lo ha mai fatto. E no, questo non vuole essere un “non abbiamo niente contro di loro! Abbiamo anche tanti amici ingegneri…”. Piuttosto, vuole essere l’esatto contrario: sappiamo di cosa stiamo parlando, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle.
Enrico, nel suo lavoro di formatore e consulente per le aziende, è costantemente a contatto con ingegneri di ogni tipo, a cui prova a spiegare l’importanza delle relazioni umane, della capacità di imbastire dialoghi e confronti costruttivi, della complessità… Tanti grandi mal di testa, alla fine di ogni giornata. Carol cerca di averci a che fare il meno possibile ma appaiono sempre, fra un post di Diamond e le stories in cui si chiede di usare il relativismo culturale. Anche se il campo d’elezione in cui vedere gli ingegneri perdere totalmente l’orientamento è durante le partite di Dixit, il gioco in scatola. Essendo impossibilitati a usare il cosiddetto pensiero laterale, dapprima saranno malfidenti nei confronti del gioco, per poi provare sgomento e terrore nel momento in cui si rendono conto che le regole sono sì semplici, ma non prevedono la legge “causa-effetto” in cui sono solitamente degli assi. Infine decreteranno che non capiscono perché alle *ragazze* piaccia così tanto quel gioco in scatola senza senso.
Esseri così affascinanti, gli ingegneri. Nei loro confronti quasi scatta in noi quel mood da antropology colonialisty di fine ‘800: quanto è bello osservarli in azione, analizzare quei loro comportamenti tribali, studiarne i riti e i miti… Perché una cosa c’è da dirla: sono diversi da tutty gli altry esseri umani. E a volte è davvero difficile interagire con loro, dialogarci davvero, farsi rispettare. Ci stiamo lavorando su. Per il momento vi proponiamo una lista di loro caratteristiche che ci saltano subito agli occhi. Una sorta di “euristica” per sopravvivere all’incontro con un ingegnere. Giusto qualche nota, per niente esaustiva o sistematica (non siamo mica ingegneri):
si-ste-ma-ti-ci-tà. Niente eccita un ingegnere più di un sistema chiuso e intellegibile di relazioni e proprietà. Un gruppo di amicy? Per loro è un insieme di ingranaggi incastrati fra loro, che può essere spiegato e - perché no - aggiustato con poche e semplici equazioni.
Proprio per questo tutto può essere ridotto e semplificato ai minimi termini. Il segreto della vita? Beh, qualcosa che si muove, mangia, scopa e muore. Il mistero dell’amore? La legge d’attrazione. I paradossi della cultura? Incoerenze.
Che poi, perché farsi tutte queste pippe mentali? Serve concretezza. Se non può essere costruito, non interessa. Costruito per chi, a quale scopo…? Ecco, subito a divagare, fannullony umanisty che non siete altro…
Se tutto è conoscibile meccanicamente, l’ingegnere avrà sempre ragione se applicherà la logica, no? E cosa sono poi questi “bias”, lui non li ha!
Se siete testardy, è suo dovere farvi sapere dov’è la verità razionale delle cose. E se non lo capite, è perché giocate a Dixit invece di ragionare sulla realtà delle cose.
Sempre sul pezzo sulle ultime seghe hi-tech, hanno una cieca fede nel fatto che la tecnologia migliorerà il mondo. Infoiatissimi con le intelligenze artificiali, tuttavia sognano un mondo in cui gli artigiani possano avere il sopravvento. Naturalmente, gli ingegneri sono anche artigiani. E comunque migliori degli architetti.
Lavorano come muli, hanno un fortissimo senso del dovere e vanno in burn-out come tutti gli altri. Ma loro in terapia non ci vanno perché la psicologia non è una scienza vera. Idem anche per fisioterapia e osteopatia, considerate arti magiche.
Religioni, superstizioni, oroscopo, new age, amuleti sono questioni per gente sciroccata. Loro hanno e sono Ragione.
Ma hanno anche dei difetti.
Come vedete nei confronti degli ingegneri proviamo una sorta di attrazione perversa: paura e fascino, desiderio di capire e tentazione di scappare. Come detto, questo è solo l’inizio di un viaggio nella categoria antropologica più importante del mondo contemporaneo…
Chiediamo anche a voi di contribuire: quali caratteristiche vi colpiscono di più degli ingegneri? Avete storie e aneddoti da raccontarci a riguardo? Ovviamente se siete ingegneri potete anche farci un elenco puntato… Vi aspettiamo su Telegram!